Sunday, September 30, 2018

AFANzine - Andrea Pazienza


   


AFANzine - Andrea Pazienza 

 Nel segno della moltitudine 

 Nel trentennale della morte, AFan Alessandro Fantini tratteggia un ritratto di Andrea Pazienza, artista senza compromessi che in poco più di trent'anni visse centiniaia di vite, marchiando un'epoca e una generazione con il segno di un'invincibile moltitudine. 

  Tra video-magazine e documentario, programma divulgativo e videoarte, in questa serie pensata e realizzata per il web, l'artista multimedianico AFAN Alessandro Fantini passa in rassegna nel suo atelier le correnti e gli artisti che hanno contribuito negli anni alla sua formazione estetica, influendo sulla maturazione del suo personale approccio multiforme alla creatività.

Tuesday, September 25, 2018

MALORDA - They come in legions


    

MALORDA 

They come in legions

 Directed, edited and produced by AFAN Alessandro Fantini.

Saturday, September 22, 2018

Nuovi e stagionati talenti


Circa 10 anni fa, in un'audizione al fulmicotone tenuta davanti alla commissione dell'operazione "NUOVI TALENTI RAI" negli studi Nomentano di Roma, presentavo il format di quella che sarebbe diventata la video-rubrica "AFANzine- L'Arte raccontata da AFAN" tuttora in "autoproduzione" sul mio canale YouTube. Un'esperienza che resterà per sempre legata al ricordo di Fabrizio Frizzi, l'unico che dopo il provino venne ad incoraggiarmi e a farmi gli auguri
A tutt'oggi, anche grazie alla mia recente ricomparsa in un programma serale di RAI TRE, ricevo messaggi di spettatori che vorrebbero vedermi affrontare i temi più disparati a cadenza periodica (e non solo sul web), ignari del fatto che ogni puntata richiede un dispendio di energie (non solo creative) che necessiterebbero di un supporto produtttivo ben più corposo per essere rapidamente ripristinate. Non di solo video vive l'uomo.
https://youtu.be/cwCgWJo7gLw

Saturday, September 15, 2018

Thursday, September 13, 2018

SULLA SINDROME DEL GENIO RELATIVO


SULLA SINDROME DEL GENIO RELATIVO (e su come guarirne)


Nel corso degli anni la mia attività creativa mi ha permesso d’incontrare personaggi e di vivere situazioni che non avrebbero sfigurato in una stagione di “The Twilight Zone” o, per essere più al passo coi tempi, di “Black Mirror” e “Stranger Things”. Dal viaggio imprevisto compiuto tra filoni di pane sul furgoncino diretto al castello di Pubol in Catalogna, alla visione del bambino in calzoncini corti e zaino in spalla che a Tokyo attraversava la strada sotto la neve del primo mattino. Dal critico d’arte che tra sacchi di gesso nel cortile di Palazzo Barberini mi parlava con l’accento greve di un Mario Brega consigliandomi di rinunciare all’arte per votarmi alle gioie della carne, al tipo che a Firenze ripeteva come la musica elettronica fosse tutta una fuffa commerciale, alla ragazza che sul volo Londra-Roma voleva convincermi che dopo i trent’anni il celibato fosse dannoso per la salute di un artista (ribadendolo nei giorni successivi con sms a raffica), al “promotore culturale” che  mi chiedeva sbraitando di non danneggiargli il basso ventre con la richiesta di collaudare lo schermo sul quale avrei dovuto proiettare i miei corti.

Ma ad affascinarmi per le sue implicazioni etologiche è sempre stato il comportamento di quelle persone che, venute a contatto in periodi diversi e per ragioni diverse con la mia arte, sembravano subire una sorta d’invasamento mistico. Alcuni di loro erano capaci di telefonarmi ogni giorno intercalando le frasi con esclamazioni come “Sei il numero uno! Sei un genio! Sei un fenomeno!”, si offrivano di diffondere la mia arte ai quattro angoli del pianeta (senza spiegare in che modo) o vaticinavano imminenti trionfi e successi.  Di norma a questa fase di “vasodilatazione” (che poteva protrarsi anche per mesi) faceva seguito una di circospetta “circonvenzione”: il soggetto cominciava a calibrare le sue azioni e le sue parole in funzione di un obiettivo che non riguardava più solo il sottoscritto. Gradualmente la genialità che mi veniva da loro attribuita andava mitigandosi, defluendo nelle loro nuove, nascenti aspirazioni artistiche o scivolando sotto il tappeto di un disamoramento più o meno ostentato. E questo mentre continuavo con gli stessi ritmi e la stessa dedizione a produrre opere su opere. Nella sua fase finale il soggetto tornava nell’oblio totale dal quale era emerso come una specie di araldo andato in pensione. Puntualmente alcuni (non tutti) di questi soggetti vanno incontro a ricadute quando il mio nome fa capolino su una pagina di giornale, su uno schermo televisivo o su un sito. Sono presi dalla smania di tessere panegirici e biografie delle quali a volte vorrebbero i diritti d’autore, convinti che in tutto quel tempo in cui sono rimasti in silenzio la loro influenza abbia continuato ad agire per vie telepatiche.

La psicopatologia del “genio relativo” non è tuttavia una sindrome nuova o particolarmente perniciosa per chi la subisce ma nel tempo, soprattutto con l’avvento del web, ha assunto le forme virali più insospettabili e fantasiose.

Ma per chi ne è affetto senza saperlo o sta cercando il modo di guarire, è possibile applicare questa semplice terapia: guardarsi ogni giorno allo specchio e studiare le forme più o meno curvilinee assunte dal proprio volto.

 P.S. A scanso di equivoci, mi preme precisare che non ho nulla contro chi esprime apprezzamenti "iperbolici" a voce o per iscritto. Nel testo mi riferisco esclusivamente ad una tipologia con specifici tratti caratteriali osservati nel lungo termine.

 

 

Wednesday, September 5, 2018

DRAW IN


  

DRAW IN

A volte rifugiarsi nella campagna profonda non è il modo ideale per isolarsi dal resto del mondo (di certo non da tutti gli altri mondi).

 

Diretto, scritto, interpretato, montato e prodotto da AFAN Alessandro Fantini.

Fotografia, musiche ed effetti speciali di AFAN Alessandro Fantini. 

 

"Draw in". Un piccolo horror sui generis, impregnato di atmosfere lovecraftiane e sottilmente inquietante, ottimamente girato e con una bella fotografia crepuscolare. Un esempio, per la verità abbastanza raro, di opera riuscita a budget zero o quasi. 

Massimo Bezzati , critico cinematografico e direttore del "Selva Nera Film Festival"