Tuesday, November 19, 2019

MALORDA presenta il SELVA NERA III


    


 Anche il Dr. Malorda legge dell'ineluttabile avvento del Selva Nera Fantastic Film Festival nel proemio del suo poema preferito "cui posero mano cielo e terra" (con lo zampino dell'irsuto Renè).

Ritorna a Selvazzano Dentro il Selva Nera Fantastic Film Festival 2019, prima kermesse internazionale dedicato al cinema fantastico e di genere organizzato in Veneto: tutti i dettagli della prossima edizione che si svolgerà dal 22 al 24 novembre nella cittadina alle porte di Padova, presso l’Associazione Mica Male su https://www.selvanerafilmfestival.it

 

Friday, November 15, 2019

EmPathmos o dell'insaziabile smarrimento



EmPathmos: https://www.deezer.com/en/album/96227212

"Colui che cerca, finisce facilmente per perdersi: ogni solitudine è una colpa" così parla il gregge.
Ma la ricerca dell'autore del libro dell'EmPath a cui allude il mio ultimo album, è proprio quella che passa attraverso la condivisione di quante più solitudini possibili. In tal modo anche al gregge di cui parlava lo Zarathustra di Nietzsche è dato di riscattarsi nell'insaziabile smarrimento del reciproco sentire. Un sentire di cui Stefano Gambetta, visual artist e musicologo di Torino, ha voluto rendermi a sua volta partecipe dopo l'ascolto dell'album con la "sentita" recensione che ho il piacere di pubblicare in questo post.
Perchè se l'artista è sempre irrimediabilmente solo nell'atto creativo, è perchè segretamente sa che le sue opere più oneste accomuneranno tutti coloro che in un'intera esistenza non potrà mai conoscere o sentire.

----------------------------------------------------------------------------------------

Interessantissimo lavoro di Alessandro Fantini, eclèttico artista forse meglio conosciuto come AFAN. Particolarmente complesso nella struttura e nella composizione, EmPathmos è un percorso in nove tappe nell’esplorazione di quello stato di paralisi vissuto quotidianamente da chi ancora conserva ancora la capacità di sentire, cercando un contatto personale sistematicamente rifiutato e rinnegato.

Il risultato, fin dal primo ascolto, è impressionante. Tra intricate — eppur sublimate — tessiture strumentali, che riportano alla memoria echi di Maestri indiscussi quali Vangelis e Jean-Michel Jarre, il nostro eroe — l’empath, per l’appunto — si ritrova costantemente in esilio — come Giovanni Evangelista e Teologo sull’isola di Pathmos — e condannato ad un perenne naufragio. Si parla di errare senza trovare approdo, ma forse è questa una chiave di lettura: la bellezza dell’arte non si basa su dogmi o su giudizi precostituiti, ma nella costante ricerca della verità, anche attraverso l’analisi della realtà circostante (Mimetikos).

Ricorrente è l’immagine del gelo, antartico, potente metafora deleteria dell’assenza — di calore, di vita — e della sconfitta (Icy Shipwrecks). Nel suo perenne incagliarsi tra insormontabili distese di ghiaccio, l’empath riesce a percepire e conservare un calore nascosto in profondità che lo porta a sentirsi e ad agire come un solitario rompighiaccio (Lone Icebreaker). Sconfitta o vittoria? La vera arte non consiste nel dire tutto, ma nel far pensare.

Stiamo però parlando di dualismo tra τέχνη (arte) e ἀποκάλυψις (rivelazione): «L’arte è sempre e senza tregua dominata da due cose. Essa riflette instancabilmente sulla morte e crea così, instancabilmente, la vita. La grande, la vera arte è quella che si chiama Apocalisse di San Giovanni e quella che vi aggiunge qualcosa.» (B. Pasternak).