Lady Dimitrescu disegnata da AFAN Alessandro Fantini
A volte mi capita di provare un'ironica invidia per coloro che
asseriscono di non riuscire ad iniziare o ultimare un videogioco perchè lo
trovano troppo disturbante. Sarà forse perchè, essendomi svezzato
con le notti in bianco passate dopo aver visto "Suspiria" e l'"Esorcista"
a 8 anni, mi è ormai impossibile subire dei veri e propri attacchi di
terrore o restare sconvolto dai classici (e banalissimi) "jump-scares"
in stile "The conjuring". Vi sono stati nondimeno sporadici momenti
videoludici che hanno rasentato quella sensazione infantile di puro e
genuino orrore: i corridoi in penombra di "Black Mesa" infestati dagli
scienziati zombizzati dagli headcrab di "Half Life"; il primo scontro
con i necromorfi a bordo della tenebrosa Ishimura di "Dead Space"; Jack
Baker che si aggira nella villa risonante di tuoni e scricchiolii nella
sua prima versione di stalker sanguinario di "Resident Evil VII". Momenti che ho
ritrovato, più edulcorati, anche nelle anteprime e nella demo
dell'ottavo capitolo.
In fin dei conti, le dichiarazioni rese dal produttore Tsuyoshi Kanda
vanno a confermare quanto è apparso chiaro sin dalla prima
presentazione del giugno scorso. Ossia che il ritorno di una componente
"action-strategica" derivativa di quella presente in RE 4 ma innestata
sulla struttura da "found footage" survival del precedente (prevalente
fintanto che si restava confinati nella villa dei Baker), avrebbe contribuito a
rendere più vario e meno ansiogeno il ritmo del gameplay. Il rischio con
i survival horror nudi e crudi come "Outlast" e "Amnesia" è, per quanto mi
riguarda, quello di sprofondare nella noia (terrificante in senso
figurato) del panico e del raccapriccio permanente. Da quanto si è visto
ho ragione (e speranza) di ritenere che sia stata una scelta quanto mai
saggia quella di reintrodurre un'eterogeneità più pittoresca sia
nell'estetica che nelle meccaniche, passando così dall'incrocio più
sinistro e documentaristico tra "True detective", "REC" e "The Texas
Chainsaw massacre" del precedente, a quello più "gothic-fantasy" tra
"Underworld", "Calvaire", "gli Addams", "Bloodborne" e "Nosferatu"
di "Resident Evil Village".
Quel che più importa, in definitiva, è che dalla villa al villaggio l'orrore, seppure più vasto e aerato, resti comunque di casa.