Wednesday, May 5, 2021

DALLA VILLA AL VILLAGGIO, L'ORRORE E' DI CASA

 

 
Lady Dimitrescu disegnata da AFAN Alessandro Fantini

 

A volte mi capita di provare un'ironica invidia per coloro che asseriscono di non riuscire ad iniziare o ultimare un videogioco perchè lo trovano troppo disturbante. Sarà forse perchè, essendomi svezzato con le notti in bianco passate dopo aver visto "Suspiria" e l'"Esorcista" a 8 anni, mi è ormai impossibile subire dei veri e propri attacchi di terrore o restare sconvolto dai classici (e banalissimi) "jump-scares" in stile "The conjuring". Vi sono stati nondimeno sporadici momenti videoludici che hanno rasentato quella sensazione infantile di puro e genuino orrore: i corridoi in penombra di "Black Mesa" infestati dagli scienziati zombizzati dagli headcrab di "Half Life"; il primo scontro con i necromorfi a bordo della tenebrosa Ishimura di "Dead Space"; Jack Baker che si aggira nella villa risonante di tuoni e scricchiolii nella sua prima versione di stalker sanguinario di "Resident Evil VII". Momenti che ho ritrovato, più edulcorati, anche nelle anteprime e nella demo dell'ottavo capitolo.

"Il feedback dei fan nei confronti di Resident Evil 7 ci ha fatto capire che il gioco era un po' troppo terrificante a tratti, e sebbene queste parole ci abbiano reso orgogliosi, abbiamo preferito intraprendere una strada diversa con Village, creando qualcosa che chiunque avrebbe potuto giocare."

 In fin dei conti, le dichiarazioni rese dal produttore Tsuyoshi Kanda vanno a confermare quanto è apparso chiaro sin dalla prima presentazione del giugno scorso. Ossia che il ritorno di una componente "action-strategica" derivativa di quella presente in RE 4 ma innestata sulla struttura da "found footage" survival del precedente (prevalente fintanto che si restava confinati nella villa dei Baker), avrebbe contribuito a rendere più vario e meno ansiogeno il ritmo del gameplay. Il rischio con i survival horror nudi e crudi come "Outlast" e "Amnesia" è, per quanto mi riguarda, quello di sprofondare nella noia (terrificante in senso figurato) del panico e del raccapriccio permanente. Da quanto si è visto ho ragione (e speranza) di ritenere che sia stata una scelta quanto mai saggia quella di reintrodurre un'eterogeneità più pittoresca sia nell'estetica che nelle meccaniche, passando così dall'incrocio più sinistro e documentaristico tra "True detective", "REC" e "The Texas Chainsaw massacre" del precedente, a quello più "gothic-fantasy" tra "Underworld", "Calvaire", "gli Addams", "Bloodborne" e "Nosferatu" di "Resident Evil Village".

 Quel che più importa, in definitiva, è che dalla villa al villaggio l'orrore, seppure più vasto e aerato, resti comunque di casa.