“Malorda”: una “web serie” a parere dell’intervistatore geniale, anche se prodotta senza un vero budget…
Se un buon soggetto
può stare sulla superficie di un pacchetto di cerini, un buon regista
dev’essere in grado di dirigere un film intero usando solo quel
pacchetto. Un adagio che penso chiunque voglia fare cinema per vocazione
e non per ripiego dovrebbe tenere sempre ben presente. E Malorda
per molti aspetti ne rappresenta l’applicazione più feroce e spietata.
Da molti anni in un bugigattolo della mia fantasia si annidava questo
personaggio satanicamente seducente ed iperbolicamente cinico, un ibrido
istrionico tra il “The Wolf” di “Pulp Fiction”, un
dandy dannunziano e un “influencer” ossimoricamente misantropo e
sessuomane, rintanato in un palazzo situato in una specie di limbo
agreste.
Da vario tempo m’imbattevo in persone
che lamentavano come fosse sempre più difficile ottenere “aiuti”,
“spintarelle” ed “appoggi” anche da certe figure che una volta erano
tradizionalmente associate al ruolo di “facilitatore” o di
“procacciatore” di lavori e favori. Rimasi alquanto interdetto quando a
dei provini vidi drappelli di ragazzi che cercavano d’ingraziarsi in
tuti i modi il parente o l’amico del direttore del casting solo per
ottenere una comparsata. Era evidente che il panorama socio-culturale
era così degenerato al punto che sempre più persone, meritevoli o meno
che fossero, si trovavano di fronte al dilemma di non poter più trovare
né un santo in paradiso né un diavolo all’inferno.
Sempre più individui erano disposti ormai a
scendere ai più squallidi compromessi per il facile successo o per
vedersi riconosciuti i più elementari diritti. Capii allora che era
giunto il momento di far debuttare il dottor Malorda nella mia “riserva
in-naturale” di creature fittizie, dopo averne elaborato dei prototipi
nella figura dell’onorevole Delfanti, untuoso politico senza scrupoli
comparso nel mio romanzo “Piercing d’autunno” e nel collezionista di corpi e anime Dujols-Canseliet di “Nepente”.
Circondato da un’aura di fama
leggendaria, gli ipocriti disperati che si presentano nel suo studio lo
fanno pensando di potersi fidare di qualcuno che, arrivato
misteriosamente ad un grado di potere inimmaginabile, millanta di non
aver bisogno di nulla in cambio dei favori che promette di concedere.
Questo scontro tra due accezioni opposte della stessa miseria morale,
quella opportunista e gretta dei clienti e quella nichilista e
compiaciuta di Malorda, mi permette di ideare sketch autoconclusivi che
non necessitano di trovate demenziali o di forzature comiche per sortire
il loro effetto satirico e ironicamente disturbante.
Potrei quasi dire che gli episodi della
web-serie vanno in onda da soli nel mio cervello così come poi vengono
filmati ricorrendo a due stanze, qualche cambio d’abito ed espedienti
luministici e scenografici ottenuti con pazienza maniacale e calcoli
millimetrici visto che sono al contempo regista e interprete di tutti i
ruoli. Inoltre ho scoperto che interpretare il dottor Malorda ha un
profondo effetto catartico, quindi prevedo che la web-serie non resterà
una parentesi isolata.
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