Sunday, December 5, 2021
Friday, November 26, 2021
Di Salinger e delle stradine sterrate (ovvero, Holden non passa mai in TV)
Talvolta mi chiedo quali e quanti siano questi indomiti lettori che, in virtù di un incoercibile riflesso pavloviano, scalpitano per invadere le librerie ogni qualvolta l'intellettuale, l'opinionista, il giornalista, la diva, l'attore, il cantante, il politico e il presenzialista di turno si presentano in un programma brandendo il proprio immancabile parto letterario, quasi fosse ormai una marca da bollo da apporre sulla loro mediatica notorietà. A giudicare dalla pochezza tematica e le (im)proprietà lessicali e grammaticali di certi post e commenti, dall'insofferenza di alcuni a sfogliare persino un depliant, dall'involuzione linguistica e psichica di taluni influencer (a volte autori di libri a loro insaputa), c'è anche da chiedersi se alla fine l'effetto non sia quello d'indurre a degradare la già bistrattata lettura ad un accessorio cosmetico non più valido di una custodia per smartphone. E ogni volta che in TV appaiono questi autoproclamati "scrivani fiorentini" ansiosi di veder riprodotte le proprie fattezze anche su una quarta di copertina, penso a Salinger che per tutta la vita rifiutò di farsi fotografare e, con la complicità del vicino, rifuggì la stampa e i fan dirottandoli verso indirizzi sbagliati e stradine sterrate.Un Libro è un organo che continua a pulsare dopo l'espianto, che gronda sangue e pus e lascia tracce indelebili sulle dita di chi lo apre.E, soprattutto, non andrebbe stampato e letto solo perchè conosciamo già l'indirizzo dell'autore.
Talvolta mi chiedo quali e quanti siano questi indomiti lettori che, in virtù di un incoercibile riflesso pavloviano, scalpitano per invadere le librerie ogni qualvolta l'intellettuale, l'opinionista, il giornalista, la diva, l'attore, il cantante, il politico e il presenzialista di turno si presentano in un programma brandendo il proprio immancabile parto letterario, quasi fosse ormai una marca da bollo da apporre sulla loro mediatica notorietà.
A giudicare dalla pochezza tematica e le (im)proprietà lessicali e grammaticali di certi post e commenti, dall'insofferenza di alcuni a sfogliare persino un depliant, dall'involuzione linguistica e psichica di taluni influencer (a volte autori di libri a loro insaputa), c'è anche da chiedersi se alla fine l'effetto non sia quello d'indurre a degradare la già bistrattata lettura ad un accessorio cosmetico non più valido di una custodia per smartphone.
E ogni volta che in TV appaiono questi autoproclamati "scrivani fiorentini" ansiosi di veder riprodotte le proprie fattezze anche su una quarta di copertina, penso a Salinger che per tutta la vita rifiutò di farsi fotografare e, con la complicità del vicino, rifuggì la stampa e i fan dirottandoli verso indirizzi sbagliati e stradine sterrate.
Un Libro è un organo che continua a pulsare dopo l'espianto, che gronda sangue e pus e lascia tracce indelebili sulle dita di chi lo apre.
E, soprattutto, non andrebbe stampato e letto solo perchè conosciamo già l'indirizzo dell'autore.
Saturday, August 7, 2021
N'Arminute - Abruzzo film decommission
Se si eccettuano i film girati a Roma, Tokyo e New York, la quasi totalità della mia filmografia indipendente potrebbe valere da sola quale dimostrazione dell'ingenita vocazione dell'Abruzzo ad essere un set a cielo aperto di 10.763 chilometri quadrati (senza qui scomodare film di nomi eccellenti come Roberto Rossellini, Ermanno Olmi, Richard Donner, Mario Monicelli e Liliana Cavani).
Probabilmente senza le suggestioni ataviche dei suoi paesaggi agresti, delle boscaglie fluviali, delle spiagge mistiche, dei remoti borghi montani, della cultura rurale ancora viva nella memoria e nei caratteri di quei pochi che vivono in simbiosi con la sua natura, molti dei miei soggetti non sarebbero nemmeno nati, o non avrebbero preso la forma di sceneggiature pronte per essere ambientate in locations sempre diverse, dalla montagna alla costa, spesso raggiungibili in meno di mezz'ora di macchina.
A conti fatti, potrei persino trovare le locations ideali per girare decine e decine di altri film di qualsiasi genere senza allontanarmi per più di qualche centinaio di metri da casa, limitandomi ad una passeggiata lungo una mulattiera o su per le colline che circondano la Val di Sangro. Una fortuna ed un privilegio che due britannici come Roger e Brian Eno, geni della musica ambient e quindi grandi intenditori di "ambienti", sono stati in grado di riconoscere, proiettando lo scorso febbraio a Los Angeles un mio video girato di fronte alla scenografia naturale della Majella al crepuscolo in un'installazione multimediale.
Lascia dunque quanto meno perplessi (per usare un deferente eufemismo) scoprire che il film tratto da un pluripremiato romanzo di una scrittrice abruzzese ambientato nell'Abruzzo rurale sia stato interamente girato nel Lazio.
Stavolta, a quanto pare, (per ragioni che ciascuno può, volendo, intuire), la coerenza artistica, la considerazione e il rispetto delle fonti d'ispirazione sembrano non essere pervenute (o "arminute" per restare in tema vernacolare).
Se si eccettuano i film girati a Roma, Tokyo e New York, la quasi totalità della mia filmografia indipendente potrebbe valere da sola quale dimostrazione dell'ingenita vocazione dell'Abruzzo ad essere un set a cielo aperto di 10.763 chilometri quadrati (senza qui scomodare film di nomi eccellenti come Roberto Rossellini, Ermanno Olmi, Richard Donner, Mario Monicelli e Liliana Cavani).
Probabilmente senza le suggestioni ataviche dei suoi paesaggi agresti, delle boscaglie fluviali, delle spiagge mistiche, dei remoti borghi montani, della cultura rurale ancora viva nella memoria e nei caratteri di quei pochi che vivono in simbiosi con la sua natura, molti dei miei soggetti non sarebbero nemmeno nati, o non avrebbero preso la forma di sceneggiature pronte per essere ambientate in locations sempre diverse, dalla montagna alla costa, spesso raggiungibili in meno di mezz'ora di macchina.
A conti fatti, potrei persino trovare le locations ideali per girare decine e decine di altri film di qualsiasi genere senza allontanarmi per più di qualche centinaio di metri da casa, limitandomi ad una passeggiata lungo una mulattiera o su per le colline che circondano la Val di Sangro. Una fortuna ed un privilegio che due britannici come Roger e Brian Eno, geni della musica ambient e quindi grandi intenditori di "ambienti", sono stati in grado di riconoscere, proiettando lo scorso febbraio a Los Angeles un mio video girato di fronte alla scenografia naturale della Majella al crepuscolo in un'installazione multimediale.
Lascia dunque quanto meno perplessi (per usare un deferente eufemismo) scoprire che il film tratto da un pluripremiato romanzo di una scrittrice abruzzese ambientato nell'Abruzzo rurale sia stato interamente girato nel Lazio.
Stavolta, a quanto pare, (per ragioni che ciascuno può, volendo, intuire), la coerenza artistica, la considerazione e il rispetto delle fonti d'ispirazione sembrano non essere pervenute (o "arminute" per restare in tema vernacolare).
Nel collage fotogrammi tratti da:
1- "La Strada per Shakti" - San Giovanni in Venere (CH) (2007)
2- "Apocalypse in Pills" - Lago di Bomba (CH) (2006)
3- "Verdigris" - Colle San Silvestro, Piazzano di Atessa (CH) (2020)
4- "Tiranti Transit" - Viadotto di Villa Santa Maria (CH) (2005)
5- "DesHorde" - Fornelle di Atessa (CH) (2021)
6- "EpitHell" - Colle Sant'Angelo (CH) (2011)
Wednesday, May 5, 2021
DALLA VILLA AL VILLAGGIO, L'ORRORE E' DI CASA
Lady Dimitrescu disegnata da AFAN Alessandro Fantini
A volte mi capita di provare un'ironica invidia per coloro che asseriscono di non riuscire ad iniziare o ultimare un videogioco perchè lo trovano troppo disturbante. Sarà forse perchè, essendomi svezzato con le notti in bianco passate dopo aver visto "Suspiria" e l'"Esorcista" a 8 anni, mi è ormai impossibile subire dei veri e propri attacchi di terrore o restare sconvolto dai classici (e banalissimi) "jump-scares" in stile "The conjuring". Vi sono stati nondimeno sporadici momenti videoludici che hanno rasentato quella sensazione infantile di puro e genuino orrore: i corridoi in penombra di "Black Mesa" infestati dagli scienziati zombizzati dagli headcrab di "Half Life"; il primo scontro con i necromorfi a bordo della tenebrosa Ishimura di "Dead Space"; Jack Baker che si aggira nella villa risonante di tuoni e scricchiolii nella sua prima versione di stalker sanguinario di "Resident Evil VII". Momenti che ho ritrovato, più edulcorati, anche nelle anteprime e nella demo dell'ottavo capitolo.
"Il feedback dei fan nei confronti di Resident Evil 7 ci ha fatto capire che il gioco era un po' troppo terrificante a tratti, e sebbene queste parole ci abbiano reso orgogliosi, abbiamo preferito intraprendere una strada diversa con Village, creando qualcosa che chiunque avrebbe potuto giocare."
In fin dei conti, le dichiarazioni rese dal produttore Tsuyoshi Kanda vanno a confermare quanto è apparso chiaro sin dalla prima presentazione del giugno scorso. Ossia che il ritorno di una componente "action-strategica" derivativa di quella presente in RE 4 ma innestata sulla struttura da "found footage" survival del precedente (prevalente fintanto che si restava confinati nella villa dei Baker), avrebbe contribuito a rendere più vario e meno ansiogeno il ritmo del gameplay. Il rischio con i survival horror nudi e crudi come "Outlast" e "Amnesia" è, per quanto mi riguarda, quello di sprofondare nella noia (terrificante in senso figurato) del panico e del raccapriccio permanente. Da quanto si è visto ho ragione (e speranza) di ritenere che sia stata una scelta quanto mai saggia quella di reintrodurre un'eterogeneità più pittoresca sia nell'estetica che nelle meccaniche, passando così dall'incrocio più sinistro e documentaristico tra "True detective", "REC" e "The Texas Chainsaw massacre" del precedente, a quello più "gothic-fantasy" tra "Underworld", "Calvaire", "gli Addams", "Bloodborne" e "Nosferatu" di "Resident Evil Village".
Quel che più importa, in definitiva, è che dalla villa al villaggio l'orrore, seppure più vasto e aerato, resti comunque di casa.
Friday, March 26, 2021
VITA NUOVA XXIII
AFAN legge DANTE
VITA NUOVA XXIII
Diretto e montato da AFAN Alessandro Fantini
Musica di AFAN Alessandro Fantini
Dipinti di Paul EVelyn, Dante Gabriele Rossetti, Henry Holiday, Agnolo Bronzino.
MALORDA 10 - Vegan
MALORDA 10
Vegan
Afflitto dalla cronica incapacità di scalare le graduatorie concorsuali, un cliente ligio ai protocolli sanitari cercherà di ottenere dal dottore la ricetta segreta che possa affrancarlo dal suo lungo digiuno lavorativo.
Diretto, scritto, interpretato, montato e prodotto da AFAN Alessandro Fantini
Musiche ed effetti speciali di AFAN Alessandro Fantini
Citazioni da Shakespeare, Paracelso e Arrigo Boito.
AFAN pictures 2021
Saturday, January 23, 2021
Scena Quieta a L.A.
L'arte di AFAN torna a Los Angeles dopo la partecipazione alla collettiva "Painted sound" del 2013 con il video girato per il brano "Verdigris" di Brian e Roger Eno che, insieme a quelli di altri filmmakers da tutto il mondo, verrà proiettato a partire da oggi fino al 21 febbraio nell'installazione "A Quiet Scene" approntata nella Jerry Moss Plaza del The Music Center: Performing Arts Center of Los Angeles
La diretta streaming dell'evento è visionabile fino a lunedì sul sito del The music Center a partire dalle 21:00 P.M. del 22 gennaio.
L'arte di AFAN torna a Los Angeles dopo la partecipazione alla collettiva "Painted sound" del 2013 con il video girato per il brano "Verdigris" di Brian e Roger Eno che, insieme a quelli di altri filmmakers da tutto il mondo, verrà proiettato a partire da oggi fino al 21 febbraio nell'installazione "A Quiet Scene" approntata nella Jerry Moss Plaza del
The Music Center: Performing Arts Center of Los Angeles
La diretta streaming dell'evento è visionabile fino a lunedì sul sito del The music Center a partire dalle 21:00 P.M. del 22 gennaio.
Subscribe to:
Posts (Atom)