Eros, Arte, LinkedIn e codeina
Talvolta
per il web l'Arte e il corpo femminile possono rappresentare un
sodalizio più pericoloso ed offensivo dell'incitamento all'odio, di un
insulto razzista o di un atto di cyberbullismo. E' quel che ho appreso a
mie spese quest'oggi quando, dopo aver postato questo dipinto nel feed
di LinkedIn, mi sono visto sospendere l'account senza alcuna
spiegazione. Una volta riattivato il profilo grazie all'invio della
documentazione necessaria a dimostrare la mia identità, lo staff del
sito mi ha informato che il contenuto dei miei ultimi post non
rispettava le condizioni d'uso della piattaforma. Subito dopo, scorrendo
i post di altri utenti con foto e video di donne discinte e pose
ammiccanti, talune in topless davanti a cascate edeniche, sono stato
sopraffatto da un dubbio. Che il nuovo algoritmo, divenuto più bigotto e
ipocrita dei suoi programmatori, abbia cominciato a considerare la
rappresentazione artistica della femminilità alla stregua di spam,
fishing e clickbait. Ormai manca poco perchè Botticelli, Courbet,
Rubens, Ingres, Klimt, Delvaux e Balthus vengano messi al bando in
quanto spregevoli spacciatori di codeina visiva.
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