Perchè scrivere ancora romanzi nel 2017?
Perché scrivere un romanzo nel 2017?
In un’epoca di consumo compulsivo di frammenti di video e
testi, forse quella del romanzo resta la forma espressiva, insieme ai serial
tv, in grado di convincere una persona ad immergersi per più ore di fila in un
flusso spaziotemporale di pura fantasia, invitandola a contribuire
all‘evocazione di un mondo narrativo ed emotivo che non svilisca ma esalti la
sua immaginazione e la sua sensibilità. Trovo che la sua articolata irrealtà
sia un ottimo antidoto alla caotica pseudo-realtà della rete.
A cosa allude il titolo “Balia Bufera”?
Ancor prima di cominciare a scrivere avevo in mente un
paio di titoli che alludevano alla neve, al tema della prima infanzia e alle
tormente. Dopo aver scritto il primo capitolo e aver definito con esattezza
l’intreccio, mi resi conto che la personificazione della Bufera assimilata ad
una balia che nutre e protegge una nuova vita esplicava in due parole, in senso
tanto metaforico quanto letterale, i concetti su cui ruotava l’intera vicenda.
Chi sono i protagonisti del romanzo?
La storia viene narrata in prima persona da Patrizio, ventenne
insicuro cresciuto dagli zii materni dall’età di tre anni, quando la madre
decise di rifarsi una famiglia all’estero, traumatizzata dalla fuga del padre
avvenuta pochi mesi prima della sua nascita. Patrizio non ha mai creduto fino
in fondo alla versione dello zio Leonida, a detta del quale il padre si era
sottratto alle sue responsabilità di genitore, mentre la madre s’era già
invaghita di un altro quand’era incinta. Privo di punti di riferimento e di
veri amici, una volta diplomato Patrizio s’illude di poter cambiare vita
iscrivendosi ad un corso di ingegneria informatica. Ma l’impossibilità di
pagarsi gli studi lo spinge quasi per caso ad unirsi a Tonio e Fabiano, due
giovani ladruncoli per i cui furti si presterà a fare da palo nella convinzione
di racimolare i fondi necessari a finanziare il corso. Il brivido della vita
criminale lo porterà tuttavia a perdere il contatto con la realtà. Così
Patrizio prenderà coscienza della sua alienazione solo al momento di finire in
carcere e in seguito in una casa famiglia isolata su un altipiano. Un luogo
reso ancor più misterioso dalla vicinanza a Monte Crura, un borgo all’apparenza
disabitato dove incontrerà una ragazza a sua volta confinata in una prigione
fisica e mentale.
Si tratta di un thriller, un fantasy, o di una favola per adulti?
Non inizio mai a scrivere cercando di restare dentro il
recinto di un genere o pensando all’età ideale dei lettori. Di solito pianifico
un romanzo solo quando ho raccolto una serie di immagini e di idee dalla cui
associazione sia possibile ricavare un’atmosfera e una tensione tali da tenermi
incollato alla tastiera alla stessa maniera in cui sono convinto il lettore
possa restare catturato dal libro finito.
Chi sono gli autori e i luoghi che hanno influenzato il romanzo?
Oltre ai ricordi d’infanzia dell’altipiano innevato di
Quarto Santa Chiara in Abruzzo, le prime immagini che mi hanno spronato a
scrivere “Balia Bufera” sono state le illustrazioni dell’olandese Rien Poortvliet,
l’autore della celebre serie di libri sugli Gnomi. Ho sempre pensato che quelle
visioni potessero esprimere una qualità drammatica e fatidica se calati in un contesto
realistico e familiare come quello dell’inverno dell’appennino abruzzese, e
ancor di più se sovrapposti alle suggestioni dei racconti di un autore gotico come
Arthur Machen, il cui racconto “il popolo Bianco” ha rappresentato un
importante fonte d’ispirazione per il romanzo.
La storia di Balia Bufera è limitata alla forma letteraria?
La storia di Patrizio, della casa famiglia di Santa
Pelva, di Monte Crura e dei suoi enigmatici abitanti è l’estuario finale di un
ampio numero di affluenti visivi e letterari, quindi non è affatto escluso che
possa estendersi o proseguire in altri codici artistici, primo tra tutti quello
cinematografico. In simultanea alla scrittura del romanzo ho infatti realizzato
una sceneggiatura ideata in funzione delle locations di Pescostanzo e
dell’altipiano di Quarto Santa Chiara, un metodo che mi ha permesso sia di
consolidare il realismo del romanzo che di porre le basi per una seconda vita
dell’opera. Che è poi uno dei significati nascosti nel titolo e nella trama del
romanzo. Perché ad ognuno spetta una seconda opportunità dopo esser stati in
balìa della bufera.
BALIA BUFERA
Il Gelo è più dolce della vita
Disponibile in formato paperback ed ebook sulla Vetrina Autore di Lulu, Amazon e Smashwords:
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https://www.smashwords.com/books/view/746063https://youtu.be/8j9W_dJazh4
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